Una fotografia dal mare: qualche consiglio per fotografare il paesaggio marino
Perché quando fotografiamo il mare non riusciamo a trasmettere le emozioni che stiamo vivendo?
E' senza dubbio uno dei soggetti più fotografati: il mare, calmo o burrascoso, in estate o in inverno, ci porta sempre a mettere l’occhio nel mirino della nostra macchina fotografica e provare a fermare l’emozione che proviamo quando contempliamo il Mare Nostrum o il grande Oceano.
Già, l’emozione… Ma è la stessa emozione che proviamo quando, a casa, guardiamo le fotografie che abbiamo realizzato? Quasi sempre non è così… e oggi cercherò di spiegarvi il motivo.
Ci sono moltissimi metodi per fare ottime fotografie del paesaggio marino. Alcuni fotografi prediligono la calma e la tranquillità di un mare piatto, lavorando su fasce di diverse tonalità di colore. Altri amano riprendere mari in tempesta, la potenza della natura. C’è chi preferisce il paesaggio incontaminato e chi invece sceglie di fotografare la presenza dell’uomo. In ogni caso, alcune fotografie ci trasmettono ciò che il fotografo vuole dire e noi restiamo affascinanti a osservare le stampe. Altre fotografie, invece, non ci raccontano nulla, ci sembrano vuote e il nostro sguardo vaga sulla superficie della carta invece che entrare dentro l’immagine.
Ecco, questo è in sintesi il motivo per cui alcune fotografie ci emozionano e altre no: il fotografo è riuscito a farci vedere quello che lui stava vedendo al momento dello scatto?
Facciamo un esempio concreto.
Stiamo contemplando la bellezza di un paesaggio marino, il classico borgo marinaro come ce ne sono tantissimi lungo le nostre coste. Vediamo bellissimi riflessi sull’acqua, la luce calda del tramonto, qualche barca in lontananza, i colori delle tipiche case al limite della spiaggia. Prendiamo la nostra macchina fotografica e scattiamo qualche fotografia: abbiamo fotografato quello che stavamo vedendo in quel momento. Ma una volta a casa ecco l’amara sorpresa: i colori non ci sono più; la luce calda è svanita in un tono grigiastro; ma soprattutto i dettagli che attiravano il nostro sguardo sono minuscoli e insignificanti. Il magnifico paesaggio che avevamo davanti agli occhi non si rivelerà a chi guarderà le nostre fotografie e noi saremo costretti a “raccontare” a parole quello che non siamo riusciti a esprimere con le immagini… Se ci pensate è come essere costretti a spiegare una barzelletta che non siamo riusciti a raccontare… Che tristezza!
Queste accade per un motivo fondamentale: la nostra macchina fotografica non vede il mondo come lo vediamo noi!
Una delle nozioni di base della fotografia ci spiega che l’obiettivo “normale” (il 50mm nel formato “full-frame” o il 35mm nel formato DX/APS C) “vede” come il nostro occhio. Questo è vero se ci riferiamo all’angolo di campo inquadrato, che è simile al campo visivo attivo umano). Ma le analogie finiscono qui! La differenza sostanziale tra la visione umana e la visione della macchina fotografica è che noi scegliamo i soggetti a cui prestare attenzione durante la visione, mentre la macchina fotografica registra tutto ciò che si trova nel suo campo visivo.
Noi possiamo isolare un dettaglio di una scena, quello che ci interessa, e prestare meno attenzione al resto. La macchina fotografica non lo fa, se non siamo noi a impostare tutti i parametri, a scegliere gli obiettivi e la distanza di ripresa, a fare una corretta inquadratura seguendo le linee guida della composizione.
Pensate a questo: una scena della realtà ha tre dimensioni (quattro, se consideriamo il tempo). Una fotografia è bidimensionale. Se la inclino, la alzo o la abbasso, vedrò sempre la stessa immagine… Ma avete mai notato che nella realtà basta spostarsi di pochi centimetri per vedere una scena diversa da come ci era apparsa fino al quel momento? Inoltre la visione umana ha la capacità di vedere contemporaneamente zone molto luminose e zone di ombre dense; il sensore (o la pellicola…) della macchina fotografica è molto più limitato in questo. Tecnicamente possiamo dire che la latitudine di posa (il range dinamico) del sensore o della pellicola è nettamente inferiore a quello dell’occhio umano. Quindi diventa fondamentale decidere quale zona della fotografia deve essere riprodotta al meglio dal punto di vista dell’esposizione.
In questo modo, e solo in questo modo, noi potremo guidare chi osserverà la nostra fotografia a vedere ciò che noi stavamo vedendo in quel momento. I dettagli acquisteranno la giusta importanza, ci sarà la giusta differenza tra luci e ombre e i colori saranno quelli che ci avevano emozionato al momento dello scatto!
Tutte questi problemi possono farci pensare che la fotografia non sia ancora così perfetta come crediamo, o come vorremmo… A mio parere questo peculiare modo di rappresentare la realtà è tanto più affascinante quanto si discosta dalla visione umana; vedere il mondo tale e quale lo vediamo sempre forse non è poi così affascinante. La visione fotografica ci strania quel tanto che basta dalla realtà da farci apprezzare questa bellissima forma d’arte.
Parlerò in altri articoli in modo dettagliato di focali, esposizione, linee guida nella composizione. Oggi voglio invece darvi alcuni consigli pratici per “portare a casa” la vostra fotografia del mare, quindi iniziamo!
1 - Prima di prendere la macchina fotografica esplorate il paesaggio con lo sguardo, fermatevi, spostatevi, inginocchiatevi, avvicinatevi, allontanatevi… finché davanti a voi ci sarà l’immagine che volete realizzare. Sembra banale ma non lo è: spesso le fotografie non sono quello che vi aspettate perché non vi siete guardati intorno. Io ho scelto due classici: uno scorcio della costa vista da un molo e un ponticello che va verso il mare…
2 - Prendete la macchina fotografica e provate a comporre nel mirino l’immagine che è davanti ai vostri occhi: qual è l’inquadratura che voglio fare? Cosa voglio inserire e soprattutto cosa voglio togliere dall’immagine? Guardate anche i bordi dell’inquadratura: c’è forse qualcosa che non dovrebbe esserci?
3 - Scegliete l’obiettivo (o la focale dello zoom) che vi permetta di inquadrare la scena che avevate selezionato con lo sguardo: ricordatevi che la nostra visione seleziona ciò a cui vogliamo dare importanza! Nella fotografia invece c’è il rischio di perdere i dettagli in uno spazio immenso e inutile.
IMPORTANTISSIMO: non è la stessa cosa usare lo zoom per avvicinare o allontanare il mondo oppure spostarsi fisicamente avanti o indietro… I risultati sono completamente diversi! Provate…
4 - Scegliete un punto di vista inconsueto, un punto di osservazione che non utilizziamo nella vita di tutti i giorni. Per esempio, potete abbassarvi e appoggiare la macchina fotografica molto in basso, in modo da avere un primo piano interessante che riempia la parte bassa della fotografia. Oppure potete inclinarla verso il basso (il cielo non è sempre così bello da meritare mezza inquadratura…) o verso l’alto (ma a volte è talmente bello da meritarne due terzi…) Un primo piano può dare significato all’immagine e portare il nostro sguardo dentro la fotografia.
5 - E adesso veniamo alla luce: nelle due immagini che seguono ho scelto di fotografare una scena in controluce, per dare un po’ di “mordente” alla fotografia. Fotografare in controluce è rischioso, perché dobbiamo scegliere bene quale sarà la zona della fotografia che avrà la corretta esposizione. Se cerchiamo di avere una esposizione media, che vada bene per tutta l’immagine, avremo di sicuro una fotografia molto chiara, dove prevale la sovraesposizione dei riflessi del sole sull’acqua e del cielo. Io vi consiglio di esporre sulle parti più chiare della scena (il riflesso sull’acqua, per esempio). In questo modo potrete avere delle fantastiche silhouette di scogli ed eventuali persone: l’immagine acquisterà quell’aura di mistero che la renderà molto interessante.
IMPORTANTISSIMO: nei controluce esposti secondo questo metodo, è facile avere ampie zone sottoesposte, quasi nere. Fate in modo che questi elementi siano leggeri: creeranno silhouette interessanti. Una parte dell’immagine che rappresenta una massa molto scura e indefinita è da evitare.
6 - Controllate ancora nel mirino che tutto sia al posto giusto, e… click.
Ok… forse la fotografia non sarà perfetta al primo click, ma continuate a scattare e prendete nota di cosa state facendo. Fate fotografie con esposizioni diverse (serve anche come esercizio). Non fidatevi di ciò che vedete nel display della vostra macchina fotografica: al computer potreste avere delle sorprese (di solito negative…)
Ecco due esempi: la prima fotografia forse è più “giusta” dal punto di vista dell’esposizione se ragioniamo solo con la tecnica (leggi “istogramma”). La seconda immagine, decisamente sottoesposta, è stata realizzata leggendo la luce sui riflessi dell’acqua: mostra meno, ma mi dà più emozione!
Bene! Siamo alla fine di questo piccolo contributo, ma vorrei ancora proporvi una fotografia.
Mentre stavo cercando il punto di vista di cui vi parlavo prima, ho visto che su alcune case la luce del tramonto creava un gioco di luce molto bello. E allora ne ho approfittato per fotografare qualche particolare: non dimenticate mai che i particolari sono spesso molto più interessanti del totale! E’ possibile raccontare un luogo fotografandone soltanto i dettagli che magari lo rendono unico e assolutamente riconoscibile…
Ma questo sarà oggetto di un altro articolo.
“Per imparare a fotografare, per imparare qualsiasi cosa, occorre un buon maestro; ma soprattutto bisogna essere curiosi, chiedersi il perché delle cose, guardarsi intorno e non smettere mai di stupirsi” (Antonio Crisà)
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