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Sali d'Argento:
lezioni di fotografia analogica

Incontri di fotografia chimica dalle basi all'eccellenza

Ogni lezione affronta un argomento legato alla fotografia analogica.

Seguire alcune lezioni in base ai vostri interessi oppure affrontare l’intero percorso sarà una vostra scelta...

  • Lezione Zero: parole sulla fotografia analogica (incontro gratuito) - giovedì 24 ottobre

 

per iscriverti a questo incontro manda una mail a: nadia@accademiatf.eu, ma fallo subito per non perdere il posto 

  • Lezione Due: acquisizione digitale delle negative e stampa digitale - lunedì 25 novembre

  • Lezione Tre: le basi dell’ingrandimento e della stampa in camera oscura - lunedì 9 dicembre

  • Lezione Quattro: stampa in camera oscura, tecniche avanzate - martedì 7 gennaio

  • Lezione Cinque: stampa in camera oscura, le basi del Sistema Zonale - martedì 21 gennaio

  • Lezione Sei: la macchina fotografica a foro stenopeico - sabato 8 febbraio

  • Lezione Sette: stampa in camera oscura, emulsione liquida - martedì 25 febbraio

  • Lezione Otto: banco ottico e negativo di grande formato - martedì 11 marzo

  • Lezione Nove: antiche tecniche di stampa, Cianotipia - martedì 25 marzo

  • Lezione Dieci: antiche tecniche di stampa, Van Dyke - in preparazione

  • Docente: Antonio Crisà

  • Orario: dalle 19:00 alle 22:00 (lezione sei: 14:30 - 17:30)​

  • Ogni lezione ha un costo di 50 euro

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Lago del Moncenisio, fotografia pin-hole (foro stenopeico) su pellicola 4X5" - tempo di esposizione: 25 minuti

C’era una volta… Quante fiabe iniziano così! C’era una volta, quando? Può essere tantissimo tempo fa, oppure tanto tempo fa, oppure… ieri. Ecco: la cosiddetta fotografia analogica è stata una realtà fino a ieri. 

La fotografia è nata ufficialmente il 19 agosto 1839, giorno in cui la nuova invenzione fu presentata presso l’Accademia delle Scienze di Parigi. In realtà la prima immagine prodotta senza intervento dell’uomo risale al 1827, quando Joseph Nicephore Niépce realizzò la celeberrima ripresa dalla finestra del suo studio a Le Gras.

La tecnica fotografica crebbe senza sosta e già a fine ‘800 si configurò nei termini in cui l’abbiamo conosciuta fino a trent’anni fa: una macchina fotografica sufficientemente piccola e maneggevole da essere portata agevolmente con sé, una pellicola a rullo (il rullino), lo sviluppo del negativo, la stampa delle copie positive su carta.

Nei successivi cento anni i progressi della meccanica e dell’elettronica furono fondamentali per la diffusione della fotografia. Tantissime migliorie come fotocamere e pellicole più performanti o come l’invenzione della fotografia a colori, ma la base di questa tecnica rimase la stessa finché il cambiamento epocale dato dalla tecnologia digitale diede un deciso colpo di spugna sulla lavagna del tempo. Due secoli di ricerca cancellati, o meglio dematerializzati in una sequenza senza fine di zero e uno. Ma questa è un’altra storia.

Chi di noi ha meno di trent’anni non ha avuto molte occasioni per familiarizzare con la fotografia chimica. Nei primi anni del nuovo millennio infatti la tecnologia digitale ha iniziato a diffondersi oltre la cerchia degli addetti ai lavori e via via le macchine fotografiche a pellicola, i rullini, la carta da stampa, i prodotti chimici e gli ingranditori sono stati abbandonati, diventando oggetti di culto per gli irriducibili della chimica.

E oggi? Possiamo fare un salto indietro e riprendere in mano la tecnica analogica? Sì. Ed è più facile che quindici anni fa perché i materiali di consumo e le attrezzature si trovano facilmente in commercio. Ma per chi non ha esperienza è essenziale una guida semplice ed esaustiva che permetta di iniziare a sperimentare senza buttare tempo e soldi. La sperimentazione è vostra e assolutamente personale, ma avere ottime basi è fondamentale per crescere e divertirsi.

Ogni lezione affronta un argomento legato alla fotografia analogica; i livelli di difficoltà sono diversi come indicato nella descrizione dei singoli incontri; ogni argomento viene concluso nella lezione e ogni lezione può essere vissuta come un evento a sé oppure come legata alle precedenti  o alle successive. Seguire alcune lezioni in base ai vostri interessi oppure affrontare l’intero percorso sarà una vostra scelta. 

Come sempre in Accademia cerchiamo di dosare didattica e divertimento perché tutti possano scoprire il fascino dell’Arte Fotografica. Come sempre siamo disponibili a guidarvi nelle vostre scelte secondo i vostri interessi e la nostra esperienza.

Benvenuti quindi nel mondo della fotografia chimica, un mondo fatto di luce e di buio, di polveri e di liquidi, un mondo dove i fotografi si sporcano le mani, un mondo in cui le fotografie nascono ancora nell’acqua.

Qualche informazione in più? Potete leggere alcuni articoli del nostro blog:

- Una stampa "anacronistica"?

- La camera-obscura come tecnica di ripresa

- L'antro dell'Alchimista

- La fotografia stenopeica

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Lezione Zero: parole sulla fotografia analogica (incontro gratuito)

 

Zero perché non esiste, nel senso che non è una lezione, ma una intensa chiacchierata sulla fotografia analogica. Parleremo di chi, di cosa, di quando, di dove e di perché.

Partiamo dal fondo: perché dobbiamo dannarci l’anima per realizzare fotografie chimiche quando il digitale è molto più comodo, veloce ed economico? 

Se a questa domanda troveremo una risposta plausibile continueremo con le altre e parleremo di materiali, attrezzature, tecniche, risorse, luoghi, tempi, persone.

Sarà un incontro gratuito. Ma gratis non significa povero di significato: la profondità della serata dipenderà dall’interazione tra voi e noi. Domande, risposte, critiche, esternazioni, esperienze, curiosità, certezze, dubbi: ecco le linee guida per questo incontro.

Altre importanti informazioni tecniche: come si sceglie una macchina fotografica analogica? Quali pellicole BN utilizzare? Come si carica la pellicola nella macchina fotografica? Come si espone una fotografia?

Lezione Uno: lo sviluppo della pellicola (lunedì 11 novembre)

Questa è la lezione base per chi vuole provare a fotografare a pellicola. Non ha alcun senso utilizzare una fotocamera analogica se poi non effettuiamo da noi lo sviluppo del negativo. Stiamo parlando del bianco e nero, ovviamente, perché il colore è molto complesso da trattare.

Lo sviluppo del negativo non richiede molte risorse né grandi spazi. È sufficiente un piccolo locale oscurabile per caricare la pellicola nella tank, un barattolo a tenuta di luce, e alcuni prodotti chimici facilmente reperibili e per nulla pericolosi.

Sviluppare da sé le pellicole fotografiche permette di ottenere risultati costanti e prevedibili. Le negative potranno poi essere utilizzate per la stampa in camera oscura o per l’acquisizione in digitale per il trattamento successivo con Lightroom o Photoshop, o qualsiasi altro software di post-produzione.

In dettaglio, gli argomenti trattati:

 

  • teoria, attrezzature, materiali (chimici, pellicole)

  • cosa e dove acquistare

  • ripresa di alcuni ritratti in studio con macchina fotografica 35mm

  • prove di caricamento della pellicola nella tank

  • sviluppo della pellicola (sarete voi a sporcarvi le mani)

  • asciugatura, taglio, archiviazione

 

Per seguire questa lezione non occorre nulla. Nessuna attrezzatura, nessun pre-requisito.  È una lezione in cui chi non ha alcuna esperienza di fotografia analogica imparerà a creare i propri negativi bianco e nero.

In Accademia abbiamo anche un corso di cinque lezioni dedicate alla Camera Oscura: clicca qui per saperne di più.

Lezione Due: acquisizione digitale delle negative, elaborazione e stampa digitale (lunedì 25 novembre)

Siamo solo alla lezione due e già ci stiamo allontanando dal mondo analogico… Prima che possiate pensare male vi comunico che questo è un sistema utilizzato spesso da chi vuole ottenere un veloce risultato tangibile delle proprie riprese in analogico. È molto più semplice fare una copia digitale della negativa ed elaborarla digitalmente piuttosto che seguire tutto il flusso di lavoro chimico.

Non ha lo stesso impatto emotivo! Obiezione accolta, e proprio per questo ci sono lezioni dedicate alla stampa chimica. Ma la procedura che seguiremo in questo incontro ci permetterà di realizzare le nostre stampe senza avere a disposizione una camera oscura.

Possiamo definirla una procedura ibrida, partire dall’analogico per concludere in digitale. Scoprirete che in alcune occasioni si possono realizzare ottime opere semi-analogiche (o semi-digitali se preferite) partendo da negative ottenute con tecniche di ripresa non convenzionale (andate a leggere la descrizione della lezione sulla macchina fotografica a foro stenopeico).

In dettaglio, gli argomenti trattati:

 

  • teoria, attrezzature commerciali e fai-da-te per acquisire le negative

  • piano luminoso, fotocamere, ottiche

  • la ripresa con lo smartphone

  • acquisizione di negative bianco e nero

  • acquisizione di diapositive a colori

  • elaborazione dei file in digitale e preparazione del file per la stampa

  • stampa ink-jet

 

Per seguire questa lezione non occorre alcun pre-requisito, anche se alcune basi sull’utilizzo di software di post-produzione (Lightroom, Photoshop) possono essere utili per seguire al meglio la parte di elaborazione delle immagini. Il risultato sarà l’acquisizione delle competenze di base per elaborare digitalmente le proprie negative (o diapositive) analogiche.

 

Lezione Tre: le basi dell’ingrandimento e della stampa in camera oscura (lunedì 9 dicembre)

È qui che si compie la magia, ed è qui che iniziamo a fare sul serio. Non che prima avessimo scherzato, ma l’ingrandimento e la stampa chimica in camera oscura richiedono spazi, attrezzature e materiali più impegnativi, e soprattutto procedure più complesse rispetto allo sviluppo della pellicola. È mediante la fase di stampa che si completa il ciclo negativo-positivo, fondamento della fotografia analogica da quando nel lontano 1835 William Fox Talbot lo descrisse sul suo taccuino.

Sfatiamo un mito: non è difficile stampare una fotografia in camera oscura.

È difficile stamparla bene!

In questa lezione affrontiamo le basi per ottenere una stampa da una negativa bianco e nero tramite ingranditore fotografico. E la stampa la otteniamo senza dubbio, anche di buona qualità. Ma se dalla buona vogliamo passare all’eccellente qualità o anche solo all’ottima qualità dobbiamo armarci di pazienza e tempo per fare molte, molte, molte prove.

In ogni caso è fondamentale passare da qui, dalle basi.

In dettaglio, gli argomenti trattati:

 

  • teoria, materiali, attrezzature (ingranditore, carta, chimici, vaschette…)

  • la scelta della negativa

  • i provini a contatto

  • i provini digitali

  • ingrandimento, esposizione, sviluppo

 

Per seguire questa lezione non sono necessari pre-requisiti. Questo incontro oltre a fornire le basi delle procedure di stampa in camera oscura aiuta a stilare un inventario, anche mentale, per poter  affrontare l’allestimento casalingo di una semplice camera oscura.

Chi ha seguito la lezione uno, lo sviluppo della pellicola, avrà a disposizione una negativa con un suo ritratto: quella sarà una delle fotografie che stamperemo. Altrimenti lavoreremo su negative che vi forniremo noi.

 

In Accademia abbiamo anche un corso di cinque lezioni dedicate alla Camera Oscura: clicca qui per saperne di più.

Lezione Quattro: la stampa in camera oscura - tecniche avanzate (martedì 7 gennaio)

Nella descrizione della lezione tre abbiamo affermato che stampare in camera oscura è semplice, mentre stampare bene non lo è affatto.

Una volta affrontate le basi della stampa è necessario fare un passo in più per capire come migliorare la qualità delle fotografie e quali tecniche sono necessarie per poter tendere all’eccellenza.

Le procedure sono molte, semplici o complesse. In questa lezione ci occupiamo di due punti fondamentali in fase di esposizione e altri due in fase di finitura della stampa. Iniziamo dalla fase di esposizione: la gestione della gradazione delle carte da stampa (multigrade); la tecnica di mascheratura e bruciatura.

Piccola divagazione: 

avete mai osservato le icone su Photoshop degli strumenti Scherma e Brucia? Sì, il tondino e la manina. E vi siete mai chiesti perché proprio quelle immagini? 

Fine della piccola divagazione.

Sono fattori chiave per ottenere le fotografie che abbiamo in mente. Come in post-produzione digitale abbiamo la possibilità di utilizzare tecniche per migliorare le fotografie, anche in camera oscura disponiamo di tecniche adeguate e in questa lezione impariamo a usare le più importanti.

E quando la fase di stampa è completata? Quando abbiamo tra le mani la nostra opera esposta correttamente, con i giusti contrasti e… piena di puntini bianchi? Succede spesso, ed è risolvibile.

And… last but not least (odio tradurre in italiano questo modo di dire): come presentiamo le nostre stampe?

In dettaglio, gli argomenti trattati:

 

  • Teoria, materiali, attrezzature

  • La stampa di lavoro e la sua valutazione

  • Scelta della gradazione della carta

  • Mascheratura e bruciatura

  • Ritocco della stampa

  • Montaggio

 

Questa è una lezione un po’ più complessa delle altre. Consigliamo di iscriversi se si ha un minimo di esperienza, anche solo teorica, sulla stampa in camera oscura oppure dopo aver seguito la lezione dedicata alle basi della stampa.

Il risultato sarà l’acquisizione delle competenze per il salto dal livello buono al livello ottimo e quindi poter proseguire nella ricerca dell’eccellenza della stampa chimica in camera oscura.

Ma non finisce qui…

In Accademia abbiamo anche un corso di cinque lezioni dedicate alla Camera Oscura: clicca qui per saperne di più.

Lezione Cinque: stampa in camera oscura - le basi del Sistema Zonale (martedì 21 gennaio)

Per riassumere quanto detto nelle lezioni dedicate alla stampa, ribadiamo alcuni concetti: 1) stampare in camera oscura è semplice, stampare bene un po’ meno; 2) per tendere all’eccellenza non sono sufficienti le basi (anche se necessarie).

Cos’è il Sistema Zonale? Ansel Adams scrisse centinaia di pagine per spiegare bene questa sua ideazione. Come tradurla in poche righe? Iniziamo con una definizione (fonte Wikipedia):

“…è un metodo per la fotografia bianconero, pubblicato per la prima volta nel 1940, che permette di tradurre ogni particolare della scena secondo una precisa densità di grigio, decisa dalla creatività del fotografo. Il Sistema Zonale, opera mediante un’esposizione puntuale, in sinergia con una post-produzione (sviluppo e stampa) adeguata al risultato prefissato.”

In altri termini possiamo dire che un’ottima fotografia in bianco e nero non si crea solo in fase di stampa, ma deve iniziare con il risultato che il fotografo decide di ottenere nel momento in cui riprende la scena con la macchina fotografica. Il flusso di lavoro: idea - esposizione - sviluppo della pellicola - stampa non è un insieme di fasi separate le une dalle altre, ma un continuum dove ogni passaggio nasce dal precedente e genera il successivo. Solo in questo modo, secondo Adams, possiamo ottenere la stampa perfetta.

Certo non è una procedura semplice (le cose semplici le abbiamo già viste), ma è il passaggio fondamentale per poter dire di conoscere davvero la fotografia analogica dalla ripresa alla stampa, o meglio, dalla pre-visualizzazione alla presentazione dell’opera.

In questa lezione ci avvicineremo al Sistema Zonale facendo alcune sperimentazioni con negative di grande formato e successiva stampa.

In dettaglio, gli argomenti trattati:

 

  • Teoria, materiali, attrezzature

  • Sviluppo di alcune negative: N, N+1, N-1

  • Stampa di lavoro e analisi

  • Ingrandimento e stampa della negativa selezionata

 

Lezione complessa, senza dubbio. Preparatevi a sforare oltre le tre ore previste… Per seguirla al meglio consiglio una buona base, anche teorica, di fotografia a pellicola. Meglio se si sono seguite le precedenti lezioni di stampa base e avanzata. I risultati saranno impagabili se si vuole proseguire nell’affascinante mondo della fotografia analogica o semplicemente per avere nozioni che vanno al di là del semplice punta e scatta, nozioni che possono far cambiare radicalmente il nostro modo di pensare alla fotografia, anche digitale.

 

Lezione Sei: la macchina fotografica a foro stenopeico (sabato 8 febbraio)

Sono sicuro che non avete mai pensato di poter realizzare una fotografia con una scatola da scarpe o con una vecchia cassetta di legno o ancora con una lattina di caffè Lavazza (anche Vergnano o Illy vanno bene).

Definizione, sempre con l’aiuto di Wikipedia:

“Il foro stenopeico (dal greco stenos opaios, dotato di uno stretto foro) è un foro, sufficientemente piccolo, che si pratica sulla parete di una camera oscura, per vedere proiettata, sulla parete opposta, l'immagine di ciò che esiste, esternamente, di fronte al foro”

Quindi? Un buco.

Per estensione, possiamo definire la fotocamera a foro stenopeico come un sistema di ripresa fotografico che sfrutta le proprietà del piccolo foro come sistema ottico.

Sistemi a foro stenopeico ce ne sono di diversi tipi. Il più recente utilizza ovviamente una macchina fotografica digitale a cui viene applicato un tappo appositamente realizzato.

Noi in questa lezione lavoreremo con pellicole, con una fotocamera autocostruita (una scatola vuota) e ancora con lo sviluppo chimico in camera oscura.

Qual è il risultato di una fotografia realizzata con questa tecnica? Alcuni dati: f.250 circa (diaframma), tempo nell’ordine di minuti in esterni in pieno giorno, nessuna lente, ma solo il buchetto… Come dire, immagini affascinanti, senza tempo, uniche, sperimentazione pura.

In dettaglio, gli argomenti trattati:

 

  • Teoria (tempi, diaframmi, misure, risorse)

  • Come costruire una fotocamera a foro stenopeico

  • Caricamento delle pellicole

  • Ripresa

  • Sviluppo e stampa a contatto in camera oscura

 

Per seguire al meglio questa lezione non è necessario alcun pre-requisito. Il risultato sarà quello di imparare un modo alternativo di fare fotografia, per sperimentare, per provare a creare le proprie opere d’arte, oppure semplicemente per divertirsi.

Importante: questo è un sistema di ripresa fotografica; le immagini realizzate potranno essere utilizzate per la successiva stampa in camera oscura, per l’acquisizione digitale, per l’utilizzo con le antiche tecniche di stampa… In particolare, andate a vedere cosa dicevamo nella descrizione della lezione sull’acquisizione digitale delle pellicole fotografiche.

Sarà una lezione diurna, perché abbiamo bisogno di molta luce (o moooooolto tempo) per riprendere una scena con il foro stenopeico

Lezione Sette: il banco ottico e il negativo di grande formato (martedì 25 febbraio)

Il banco ottico è la macchina fotografica più semplice del mondo; il banco ottico è la macchina fotografica più complessa del mondo.

Non si tratta di pazzia: queste due affermazioni possono coesistere senza alcun problema. 

Innanzitutto: cos’è la macchina fotografica a banco ottico? È un apparecchio che utilizza pellicole di grande formato (normalmente da 10x12 cm a 20x25 cm) e che consiste in un obiettivo, un porta-pellicole e un soffietto per gestire la messa a fuoco impedendo il passaggio di luce indesiderata. Tutto qui. Una scatola allungabile. Negli ultimi tempi al posto della pellicola sono stati utilizzati sensori digitali che costano quanto una berlina di media cilindrata… ma la sostanza non cambia.

…Semplice.

Ma il piano pellicola e il piano obiettivo (standarta porta pellicola e standarta porta obiettivo) possono essere mossi in modo indipendente tra loro. Si parla allora di, basculaggio alla base, basculaggio sull’asse centrale, di decentramento orizzontale e verticale (avete presente le ottiche tilt and shift?) Ognuno di questi movimenti ha un significato preciso e influisce in modo specifico sulla resa della fotografia.

…Complesso.

In questa lezione ci occupiamo della parte semplice, con escursioni sulla parte complessa: in due parole, le basi del banco ottico.

Lavoreremo in studio, realizzando i vostri ritratti su pellicola bianco e nero. Quindi svilupperemo le pellicole in camera oscura.

In dettaglio, gli argomenti trattati:

 

  • Teoria

  • Caricamento delle pellicole

  • Inquadratura e messa a fuoco

  • Cenni sui movimenti del banco ottico (decentramento, basculaggio)

  • Sviluppo delle negative in camera oscura

 

Per seguire al meglio questa lezione non è necessario alcun pre-requisito, anche se basi di fotografia possono essere utili per seguire al meglio alcuni aspetti tecnici (i soliti concetti di messa a fuoco, profondità di campo, focali, ecc.)

Seguendo questa lezione non diventerete esperti del banco ottico, ma avrete le basi per proseguire; sperimenterete un modo diverso dal solito di fare fotografia e potrete applicare alcuni concetti al mondo della fotografia digitale quotidiana.

 

 

Lezione Otto: stampa in camera oscura - emulsione liquida (martedì 11 marzo)

Dopo aver affrontato le basi della stampa in camera oscura, questa lezione rappresenta un “sequel” che ci porterà verso procedure e tecniche volte alla creazione di immagini uniche, artistiche possiamo dire (senza urtare la sensibilità di nessuno…)

I fogli per la stampa fotografica chimica sono fogli di carta o cartoncino con un lato reso sensibile alla luce da un’emulsione a base di sali d’argento. Siccome la base di ogni invenzione, scoperta, opera d’arte… nasce sempre dal domandarsi: “Cosa accadrebbe se…?”, allora possiamo chiederci: “E se potessi spennellare un bellissimo foglio di carta acquerello, oppure un pannello di legno, oppure una tela pittorica, con una emulsione in modo da renderla sensibile alla luce…?”

Si-può-fare!

L’emulsione liquida commerciale è un prodotto facilmente reperibile, praticamente uguale all’emulsione stesa sulle carte da stampa chimica. Con questa emulsione possiamo sensibilizzare (quasi) qualsiasi superficie ci venga in mente, esporla alla luce di un ingranditore, svilupparla, fissarla con i normali chimici utilizzati per le stampe in bianco e nero e quindi ottenere una fotografia sul materiale che abbiamo scelto. Prove e sperimentazioni danno infinite possibilità, ma molto semplicemente pensate quanto può essere affascinante un ritratto o un paesaggio stampati su un pregiato cartoncino acquerello… In questa lezione ci proveremo insieme.

In dettaglio, gli argomenti trattati:

 

  • Teoria

  • Preparazione e stesa dell’emulsione liquida

  • Scelta delle negative da stampare 

  • Esposizione e sviluppo delle stampe 

 

Per seguire questa lezione è utile avere alcune basi di fotografia chimica, anche solo teoriche. Chi ha seguito la lezione sulle basi di stampa in camera oscura (lezione tre) è pronto per lavorare con la tecnica dell’emulsione liquida.

È un modo per portare la fotografia chimica a un livello decisamente personale: ogni immagine che si realizza è unica e irripetibile perché, per quanto si tenti di standardizzare la procedura, le variabili in gioco sono molte. Il concetto di immagine unica avvicina la fotografia alle forme di arte pittorica: troveremo ancora questo concetto nelle lezioni dedicate alla stampa Van Dyke e Cianotipia.

 

 

Lezione Nove: antiche tecniche di stampa - cianotipia (martedì 25 marzo)

Cosa c’era prima della “moderna” stampa chimica in camera oscura? Prima delle carte commerciali? Prima delle procedure standard con risultati sperimentati e certi?

C’era un mondo di pionieri che hanno fatto di tutto per poter fissare le immagini a tre dimensioni della realtà su un supporto bidimensionale (metallo, carta, vetro). La ricerca in questo campo è stata emozionante: se andiamo indietro nel tempo di oltre trecento anni, scopriamo che nel 1717 Johann Heinrich Schulze durante alcuni esperimenti di chimica si accorse che un composto di gesso, argento e acido nitrico, contenuto all'interno di una bottiglia di vetro, cambiava colore sul lato esposto alla luce, mentre rimaneva chiaro dall'altra. Chiamò la sostanza scotophorus, portatrice di tenebre.

La ricerca per scoprire sostanze chimiche che la luce poteva modificare in modo visibile non conobbe sosta per moltissimi anni. Nel 1842 Sir John Herschel scienziato e astronomo inglese inventò una tecnica basata su due semplici sali di ferro.

Ecco cosa scrive Wikipedia:

"Un'immagine può essere prodotta esponendo la carta sensibilizzata a una fonte di luce ultravioletta (come la luce solare) come stampa a contatto. La combinazione di luce UV e citrato riduce il ferro (III) a ferro (II). Questo è seguito da una complessa reazione del ferro (II) con il ferricianuro. Il risultato è un pigmento blu insolubile (ferrocianuro ferrico) noto come blu di Prussia. Il tempo di esposizione varia ampiamente, da pochi minuti alla luce solare diretta e intensa, a esposizioni di 10-20 minuti o più, in una giornata grigia".

Una descrizione che può spaventare, ma che in realtà nasconde uno dei metodi di stampa più semplici che ci permette di ottenere immagini fotografiche di un caratteristico colore blu. Semplice, non banale! La cianotipia si presta infatti a molte interpretazioni: diversi supporti su cui stampare, viraggi… tutto realizzabile semplicemente a casa propria e non in un laboratorio professionale.

In dettaglio, gli argomenti trattati:

 

  • Teoria

  • Materiali e attrezzature

  • Preparazione del foglio

  • Preparazione delle negative

  • Esposizione

  • Sviluppo

 

Una lezione che può essere seguita da tutti e che fornisce il punto di partenza per continuare da sé la sperimentazione con questa tecnica di stampa semplice e affascinante.

In Accademia abbiamo preparato un corso più completo, una intera giornata, su questa tecnica in cui si lavorerà su proprie fotografie: per saperne di più cliccate qui.

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Informazioni

Siamo a vostra disposizione. Per qualsiasi informazione contattateci telefonicamente o via e-mail. Saremo lieti di incontrarvi di persona in Accademia.

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